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contrappasso 1 (o contrapasso) s. m. [dal lat. mediev. contrapassum, comp. di contra «contro» e pati «soffrire», part. pass. passus]. – Corrispondenza della pena alla colpa, consistente nell'infliggere all'offensore la stessa lesione da lui provocata all'offeso, e più comunem. detta pena o legge del taglione (v. taglione 1). Nella Divina Commedia, il rapporto per cui la pena alla quale sono sottoposti i peccatori nell'oltretomba riproduce – in estensione o in contrasto – i caratteri essenziali della colpa, o alcuni di essi: Perch'io parti' così giunte persone, Partito porto il mio cerebro, lasso!, Dal suo principio ch'è in questo troncone. Così s'osserva in me lo contrapasso (Dante, Inf. XXVIII, 139-142).
Dalla Scuola di (Medie Inferiori) scritto il 16. 11. 13 La legge del contrappasso (dal latino contra e patior, "soffrire il contrario") è un principio che regola la pena che colpisce i reati mediante il contrario della loro colpa o per analogia ad essa. È presente in numerosi contesti storici e letterari d'influenza religiosa, come ad esempio la Divina Commedia. Infatti in quest'opera, gli ignavi venivano condannati a seguire un'insegna per l'eternità punzecchiati continuamente da insetti; anche i golosi venivano puniti per contrasto: vivevano e mangiavano fango.
"In verità le cose che nella vita sono tenute in gran conto si riducono a vanità, o putredine di nessun valore; botoli che si addentano, bambocci litigiosi che ora ridono, poi tosto piangono" (V, 33). Questi accenti sconsolati e disincantati, sono dell'imperatore romano Marco Aurelio. Pensiamo cosa potrebbe avvenire un giorno nell'aldilà o riteniamo di essere immortali? Chiediamo a noi stessi se esiste la legge del contrappasso. Riflettiamo su quello che ci è successo nella vita. Bertran de Born è uno dei pochi personaggi dell'inferno di Dante che spiega il suo contrappasso. La sua colpa era di aver seminato discordia, creando una divisione tra un padre e un figlio. Il suo corpo fu diviso in due pezzi. La genialità dell'autore della Divina Commedia divide la legge in analogia o per contrasto. E in entrambi i casi è potente come idea. Per analogia, la pena è uguale al peccato, per contrasto è l'opposto del peccato. "L a putredine della materia, che è il sostrato di ogni cosa, è acqua, polvere, ossicini o fetida sozzura" (IX, 30).
Oggi in termini più semplicistici è come chi mangia solo caviale e nell'aldilà dovrà cibarsi solo d'immondizia. Come sarebbe la nostra vita al pensiero di essere puniti con questo metodo? Esempi: i lussuriosi travolti da passioni amorosi saranno travolti da una bufera e gli ignavi costretti a correre per l'eternità dietro a un vessillo bianco. Cosa sarà di noi? "Statevi quieti" ripeteva sempre mia nonna. Ha vissuto fino a 99 anni e sarà sicuramente in Paradiso…anche lì vige una legge ma non è feroce come quella del contrappasso… © RIPRODUZIONE RISERVATA
Contrappasso (o contrapasso) s. m. [dal lat. medievale contrapassum, composto di contra " contro " e pati " soffrire ", part. pass. passus]. - Corrispondenza della pena alla colpa; consistente nell'infliggere a chi offende la stessa lesione provocata all'offeso. Nella Divina Commedia la pena alla quale sono sottoposti i peccatori nell'oltretomba riproduce i caratteri essenziali della colpa o alcuni di essi, per analogia o per contrasto: se è per analogia, la pena è uguale al peccato; quindi, per esempio, gli ingordi sarebbero costretti a rotolarsi nel cibo e a mangiare, abbuffarsi fino a scoppiare, per l'eternità; se è per contrasto, la pena è diversa dal peccato; per esempio, gli ingordi vedrebbero mangiare ed abboffarsi gli altri mentre loro restano digiuni o costituiscono loro stessi il pasto degli altri per l'eternità.
"Le vivande cotte ed altri commestibili del genere bisogna rappresentarseli quali il cadavere di un pesce, di un uccello o di un porcellino; e il Falerno quale succo d'uva; e la porpora quali peli di pecora bagnati nel sangue di una conchiglia; e il coito quale lo sfregamento di un budellino e l'emissione di un po' di muco accompagnato da uno spasimo" (VI, 13) Marco Aurelio. Crediamo che possa esistere una legge del contrappasso? Dal latino contra e patior, soffrire il contrario. Il principio regola la pena e colpisce i rei, con il contrario della loro colpa o per analogia. E' una legge che fa paura e fa ancor di più fa riflettere. Seneca, scrittore e filosofo, la applica nella satira "Apokolokyntosis" all'imperatore romano Claudio nell'oltretomba che con l'applicazione della legge del contrappasso viene affidato a uno dei suoi liberti, perché aveva avuto la fama di esser vissuto in mano a loro e condannato a giocare a dadi con un bussolotto forato. Siccome da imperatore imbrogliava e ne usciva sempre vincitore, ora perderà per l'eternità.
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